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Per mestiere mi passano davanti migliaia di foto da guardare, da valutare, da scegliere. Quasi tutte belle, curate, messe a fuoco. Quasi tutte senz’anima. Le guardi e vai a quella successiva. Automaticamente, asetticamente. Poi ti capita davanti una immagine di Filippo di Mario e capisci che le foto possono, o devono, trasmetterti un’emozione, evocarti un pensiero, un’idea. Un calore che ti avvolge in modo ancora più intenso quando le foto acquisiscono magia, fondendosi con la pittura. A quel punto hai la sensazione di esserti trasferito su un’altra dimensione in cui la foto è anche un suono, una voce, un rombo di motore. O un semplice fruscio.
Pino Allievi
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